“L’ottimista è colui che vede nella grandine una buona partenza per un Mojito”.
Barista con la Sindrome di Pollyanna
Essere l’ottimisti vuol dire pensare, sentire e vivere in un’atmosfera di positività.
Inoltre questo tipo di atteggiamento è molto utile nella gestione dello stress, è la chiave che permette di individuare punti di forza anche in situazioni particolarmente negative e, ribaltandone la prospettiva, riuscire comunque a trarne vantaggio.
Si sa che l’ottimista è colui che di fronte all’atavica domanda sul bicchiere mezzo-vuoto o mezzo- pieno risponderà con sorriso e convinzione “MEZZO PIENO” (se poi vi capita un puntiglioso la sua risposta sarà “assolutamente pieno, una metà del bicchiere contiene acqua, l’altra metà aria quindi tecnicamente il bicchiere è pieno!”).
Ma la tendenza a vedere tutto in ottica positiva, fino all’eccesso, porta l’ottimista all’ evitamento e alla negazione di componenti negative e dolorose. Un fenomeno che i cognitivisti hanno battezzato Sindrome di Pollyanna
“Il cielo è sempre sereno
per chi ti conoscerà
risplende l’arcobaleno
che tutto colorerà.
Pollyanna Pollyanna”
Impossibile non ricordare questo personaggio della nostra infanzia. Personaggio che, a mio avviso, a un certo punto della storia non aveva molte ragioni per essere sempre felice ma lei imperterrita andava avanti colorando di rosa la sua realtà.
Per Pollyanna la questione del bicchiere si risolve ringraziando il cielo che almeno ci sia il bicchiere!
Ma se l’ottimismo è un atteggiamento proattivo, la Sindrome di Pollyanna è a mio avviso potenzialmente deleteria. Il cervello elabora le informazioni gradevoli con più facilita e precisione rispetto a quelle sgradevoli, inoltre gli eventi passati vengono ricordati sotto una luce migliore di quanto non siano stati.
In questo modo si tende a ignorare la realtà delle proprie emozioni, rifugiandosi in una felicità preconfezionata.
Il cielo non è sempre sereno e l’arcobaleno non può, e non deve, colorare tutto. Questo non significa vivere in un pessimismo cosmico ma accettare la qualità e l’intensità delle nostre emozioni.
Pollyanna aveva inventato il gioco dell’ ”essere grato” dopo aver ricevuto in regalo un paio di stampelle al posto di una bambola. Pertanto, in questo caso, era riuscita a ribaltare la delusione con una semplice formula magica “sono grata che non mi servano”.
Immaginate un bambino reale di fronte alla speranza di ricevere un gioco, immaginate la delusione quando questa speranza viene disattesa. Quella piccola frustrazione è una frustrazione fisiologica e necessaria, sono quelle piccole prove che bisogna affrontare per superare in futuro quelle più grandi.
Il dolore, la tristezza, sono sentimenti necessari che non vanno sostituiti ma vanno vissuti, sentiti ed elaborati.
Non bisogna nasconderli sotto il tappeto dell’ottimismo, altrimenti, ben presto, quel tappeto sarà talmente pieno che sembrerà prendere il volo!
D’altronde ce lo ha insegnato anche il tanto acclamato Inside Out. Tristezza, per tutto il tempo del film, viene arginata da Gioia quando alla fine è proprio la sua presenza ad essere importante, la chiave per arrivare davvero alla felicità.
Le emozioni, di qualsiasi natura, vanno vissute e accettate. Bisogna imparare a “essere nell’emozione” a viverla altrimenti non solo perdiamo il valore educativo ma si ripresenterà prepotente alla prossima occasione.
CONSIGLI PER L’HOME CINEMA: Disney Pixar, Inside Out, 2015